LUCE COLORE INFINITO
NELLA PRIMA PERSONALE DI
NISE GERBINO

di Melissa Melpignano

Sabato 13 e domenica 14 maggio ha avuto luogo la prima personale dell’artista castiglionese Nise Gerbino (si veda La Civetta dicembre 2005). Il titolo dell’esposizione Germogli d’Artistaquadri e sculture luminose racchiude il senso del lavoro del periodo 2004-2006: l’intenzione artistica di Nise (1981) di affermare la propria identità e far riconoscere il suo personalissimo tratto raffinato e dettagliato. Perfette la scelta della location, un antico borgo di San Martino della Battaglia da cartolina toscana, e l’organizzazione della giornata inaugurale, accompagnata dalle musiche del Maestro M. Giovanardi e dalla voce della Soprano S. Aprile, e conclusasi con la lettura di poesie sulla luce e sul movimento – aspetti fondamentali nell’opera di Nise Gerbino – dell’artista e poeta romano R. Fabiani. L’esposizione nel buio di un locale del borgo era ideale per apprezzare i giochi di luce e colore delle opere di design luminose.
Tra i numerosi lavori creati nell’ultimo biennio da Nise nell’atélier di Castiglione tre sono stati presentati a concorsi e mostre internazionali – l’ultima a Parigi. In esposizione anche qualche oggetto di design quotidiano, un orologio e una lampada da tavolo, ove la banalità dell’uso passa in secondo piano rispetto alla meticolosa lavorazione artigianale e all’unicità dell’oggetto inciso e colorato rigorosamente a mano. L’abilità nel disegno e nell’incisione è presente nei ritratti luminosi su metacrilato, ove la profondità è resa grazie alla lavorazione su più livelli delle sottili lastre di plexiglass e alla continua ricerca di Nise nella sperimentazione di strumenti e materiali. Mi permetto di dissentire sulla scelta del soggetto del ritratto di Giovanni Paolo II, senz’altro dettata da ragioni intime e sincere e onorata dalla bellezza e laboriosità dell’opera, ma nell’ultimo anno emulata da troppi artisti o aspiranti tali e appoggiata anche da prestigiose gallerie nazionali, promotrici di concorsi per giovani artisti, che hanno così promosso una forma di populismo dilagante e causato la commercializzazione abusiva dell’immagine di una figura religiosa e politica spesso ridotta merchandising. Uno sguardo, infine, su un’opera del 2005, Cristallo di neve, che a dispetto della sua forma affascinante ed elementare si rivela estremamente complessa. Conversando col Maestro comasco Filippo Avalle, di cui Nise è assistente dal 2002, sono venuta a conoscenza degli studi di geometria frattale dei due artisti. Il cristallo di neve è un frattale, quindi caratterizzato dal ripetersi all’infinito di uno stesso motivo su scala sempre più ristretta; ciò implica il continuo arricchirsi di dettagli man mano che si sviluppa l’opera (anziché il loro perdersi più la superficie si rimpicciolisce) e la proiezione dell’immagine e delle microimmagini ripetute in essa all’infinito, cosicché all’interno di una sola opera sono visibili e immaginabili infinite opere simili ma non uguali alla principale: l’osservatore che si fa creatore.


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