I CONSIGLIATI DI PEGASO
BOLLITO MISTO CON MOSTARDA
Daniele Luttazzi
Feltrinelli
euro 16
Allontanato dalla televisione da ormai 5 anni in seguito all’editto bulgaro dell’ex capo del governo, Daniele Luttazzi riversa ed esprime la sua arte satirica in spettacoli teatrali, organizzati fra lunghi monologhi e piccoli stacchi musicali che poi porta in giro per l’Italia di anno in anno. Uno fra gli spettacoli più cattivi e più riusciti, andato in scena e registrato al Palalottomatica di Roma nel 2005 è il monologo Bollito misto con mostarda, distribuito in DVD con in allegato il libro I giardini dell’epistassi da Feltrinelli. Bollito misto con mostarda parla della crisi italiana economica e culturale degli ultimi dieci anni, delle ingerenze vaticane nelle decisioni politiche e sociali, di inciuci mafiosi della classe dirigente, comprovati da processi e documenti e paradossalmente nascosti ed offuscati da parte di chi è coinvolto da una corazza di moralità e devozione, della P2 e della CIA, della censura imperante che pure su di lui ha operato una vistosa messa in ordine. Il libro allegato I giardini dell’epistassi contiene poi 74 cartoline di viaggio, ognuna per un posto diverso del mondo visitato (almeno così dice lui) dall’autore, con annessa foto e breve descrizione ironico-demenziale. Bollito misto con mostarda riprende pari pari i temi e il modo di presentarli tagliente e deciso, informato e senza compromessi, adottati da Luttazzi ai tempi di Satyricon, fra accuse di pedofilia ai cardinali vaticani e di mafia al “divino” Giulio Andreotti (qualcuno ricorda la puntata “bomba” del 2001 con Marco Travaglio, in cui si parlò esplicitamente di concussione mafiosa dell’omino di Arcore?), ribadendo, se non in Tv in altri spazi, le eterne anomalie di un paese bloccato dalla sessuofobia, dal Vaticano, dai vecchi e dalla mafia al potere: “Se Cristo è la risposta, allora è la domanda che è sbagliata” ribatte Luttazzi alle frasi di Ratzinger in occasione del referendum; “Per liberarci dalla mafia bisogna cominciare a non votare i suoi candidati” a proposito delle liste politiche sempre più intasate da pregiudicati: “Siamo tornati a Dio, Patria e Famiglia” parlando della crisi culturale italiana. L’arte satirica di Luttazzi vuole colpire, far male, sconvolgere e dare da pensare: non sostiene nessuna causa, ma detroneggia incessantemente tutte le altre. La satira è impulsiva, accattivante, è la libertà di osteggiare ogni forma di potere costituito. Porre dei limiti all’arte satirica significa già averla uccisa. La satira non ha limiti, non deve rispettare canoni, è una verità obliqua e tagliente, sporca, irrispettosa, carica della volontà e della libertà di dire a tutti che il re è nudo. Daniele Luttazzi dice allora a tutti che il signor B. e il suo amico Dell’Utri hanno legami mafiosi come prima avevano legami con la P2 e con Craxi, che uno che si sposa con rito celtico e crede che la Padania sia esistita non può fare il ministro della Repubblica, che chi ha fatto voto di castità non parli di sesso o di fecondazione, ne si intrometta in questioni che non riguardano il suo Stato, che cacciare Biagi e Santoro e tenere Vespa per quattro prime serate a settimana la dice lunga sulla crisi culturale del nostro Paese. Con tutta la rabbia intelligente e la carica satirica che si possono avere dopo questi anni di reazione cattolica e ideologia medioevale. Buona visione.
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