ERA ORA…

di Fabio Alessandria

La portata della vittoria mondiale dell’Italia, pur essendo passati quasi due mesi dalla magica notte di Berlino, francamente ancora mi sfugge. Il nostro sistema pallonaro ha avuto, nel frattempo, discreti stravolgimenti ma, tutto sommato, gattopardeschi. Della serie il nuovo che avanza, alla presidenza della Lega è stato chiamato Antonio Matarrese, noto per trascorsi non proprio limpidi come presidente della Federazione a Italia ’90 che fu, in tutto e per tutto, la prima avvisaglia pubblica di Tangentopoli: si parlò apertamente di appalti pilotati, prezzi stragonfiati (si calcola che ogni seggiolino dello stadio San Nicola di Bari, città proprio di Tonino, sia costato qualcosa come un milione di lire…) stadi semivuoti e incapacità gestionale ai massimi storici. Lo scandalo di Moggiopoli è arrivato, ha fatto un giro di polvere notevole e, con naturalezza bislacca, si è dissolto ai limiti dell’oblìo. I dirigenti, gli arbitri, i procuratori, inizialmente pronti a collaborare e ad accettare le eventuali condanne per il bene del nuovo corso del calcio, a distanza di due settimane sono già lì a proclamarsi innocenti, vittime, a ricorrere a corti di giustizia varie che mettono a repentaglio la credibilità della giustizia sportiva e, come no, del calcio italiano tutto, specialmente a livello internazionale; il nostro futbòl ha ormai, per la Fifa e l’Uefa, la stessa credibilità del wrestling. Eppure il toro per le corna dovremo pur pigliarlo, perché è un’occasione che forse non capiterà più allo scriba. In mezzo a tutto questo squallore l’Italia ha vinto, meritandolo, il Mondiale, cosa peraltro già successa nel mitico Mundial ’82, in piena bufera calcio-scommesse. Questo non fa che rafforzare, in estrema sintesi, i preconcetti sulla nostra cultura e il nostro popolo. Gente di genio, senza una grande applicazione sistematica, capace però di cavare il sangue dalle rape nei momenti di difficoltà vera. E così è stato: Lippi l’antipatico si è dimostrato un condottiero dal cuore caldo, non ha sbagliato praticamente nulla e ha toccato vette di coraggio quasi insensato. Contro la Germania, in semifinale, è andato a giocarsi i supplementari, poi finiti in gloria, con tre punte vere più Totti, ormai immobile, due laterali di spinta come Zambrotta e Grosso (sempre sia lodato) e Pirlo, che proprio un mediano di copertura non è. Alla faccia del catenaccio antico. Cannavaro, che aveva finito la stagione regolare da spaccagambe (chiedere al povero Mudyngai) coinvolto per di più in traffici loschi, tra flebo al Neoton e trasferimenti forzati, ha giocato come non lo si vedeva dai tempi di Parma. Corretto ai limiti della noia, costantemente in anticipo, impossibile da saltare nell’uno contro uno, un vero capitano. Più di ogni altra considerazione tecnica, ormai fuori tempo massimo, ha colpito in questo trionfo il senso di fratellanza della squadra e, per una volta, la gioia vera e il senso di vicinanza di tutta la nazione. È stata un’emozione grandissima, una felicità davvero senza limiti, soprattutto per i nati a cavallo (o dopo…) il trionfo dell’82: questa è, più di tutti, la nostra vittoria. Sarà per sempre il ricordo della nostra giovinezza e, fatalmente, nell’avvicinarsi di Sudafrica 2010, non dovremo più subire l’urlo di un ormai rotolante Marco Tardelli. Anche per questo: grazie mille azzurri, non vedevamo l’ora di levarcelo dalle balle…


Commenti »

La URI per fare un TrackBack a questo articolo è: http://www.civetta.info/wp-login.php/wp-images/smilies/wp-content/wp-content/plugins/sexy-contact-form/includes/fileupload/wp-trackback.php/727

Ancora nessun commento

feed RSS per i commenti a questo articolo.

Lascia un commento


Attenzione: i commenti compariranno sul sito previa approvazione del moderatore

Righe e paragrafi vanno a capo automaticamente, l’indirizzo e-mail non viene mostrato, HTML è permesso: <a href="" title="" rel=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <code> <em> <i> <strike> <strong>