STONARTE 2006
ARTE GIOVANE A CASTIGLIONE

di Fabrizio Migliorati

Finalmente dell’arte giovane! Dal 17 settembre all’8 ottobre il Palazzo Menghini di Castiglione d/S presenta StonaRte 2006, una lunga serie di lavori eseguiti da una pattuglia di giovani artisti del luogo. L’esposizione è divisa in cinque sezioni. Nella Sala dei disegni il padrone di casa è Tahiri Abdeslam, autore di riflessioni sui quattro elementi naturali e sull’interazione che l’uomo selvaggio ha con essi attraverso rituali arcani ed antichi. La Sala dei colori è uno spazio eminentemente femminile. Nadia Beschi presenta delle prove serigrafiche e altri lavori che vedono la stessa artista come protagonista, cavia delle proprie sperimentazioni. Gli studi e le realizzazioni di costumi teatrali di Nadia Fezzardi creano, nella stanza, una giostra di colori in grado di far danzare gli stessi manichini. Silvia Bonandi è dibattuta tra le polarità del gridare e del sussurrare, attraverso le forze della natura o delle semplici parole scritte su di un muro. Nella Via dei Gessi incontriamo un acquario senza acqua, quasi “da viaggio”, opera di Riccardo Fiorini (di cui viene presentata anche una selezione del suo repertorio grafico) e le divagazioni sulla natura di Roberto Visani. Quest’ultimo nutre una passione per la forma “a noce”, intera o spezzata, intonsa o squartata e dichiarata nella sua nudità intima. E dalla superficie piatta questa forma acquista presenza tridimensionale per dichiararsi materia pesante. Nella Sala dei giochi incontriamo ben sei artisti. Giuseppe Agosti rappresenta una civiltà troppo lontana da noi, cercando di coglierne gli umori primigeni ed ancestrali, scevri dalla corruzione degli influssi occidentali. Tra stoffe pregiate, movimenti fitomorfi e serpenti malefici, si insinuano le presenze umane di Elena Zaglio, colte tra le acque d’un mare o in una sinuosa danza alla Luna. Gianluca Guandalini pone la sua attenzione sull’occhio (come elemento ingigantito e opprimente) e su di un vedere semplificato e astraente. Il lavoro di Marco Toninelli è ostinatamente contro una rappresentazione ordinaria: tele che ostentano il verso, irregolari nella forma, o che raffigurano corpi elidendo i connotati del viso. Le ambientazioni dark e vagamente cyberpunk di Goffredo Redini richiamano alla memoria Brandon Lee ne Il corvo. Valentina Albani presenta dei lavori eterogenei che indagano il microcosmo dei fiori e il macrocosmo delle forme mostruose assunte dai gas celesti, per poi volgere, inaspettatamente, il proprio sguardo verso le antiche icone russe. Chiude al piano superiore la Sala dei sogni. I grandi fogli di Elisabetta Nicolai sono colmi di piccoli elementi segnici, a metà tra Hartung e Soulages, che formano architetture di temperatura informale. Vi sono le grandi campiture di colore disturbate da fermenti zoomorfi di Gina De Simone, autrice anche di un grande ragno (memore di Spider di Cronenberg) e di una calviniana Donna a spasso con lo spazio. Greta Stellini lavora su grandi tele i suoi temi ludici o religiosi. La giocoleria lascia il passo alla descrizione del volto, delle mani di Giovanni Paolo II nel suo calvario terreno. Serena Cirani canta la natura impreziosendola di tocchi d’oro, carte veline, perle in un’atmosfera fortemente coloristica. Incontriamo infine i cippi di Fabio De Cara, piccoli totem spiazzanti e divertenti, ma mai completamente rassicuranti a causa delle creature mostruose raffigurate. Cippi funebri o pietre miliari, essi segnano il termine del percorso espositivo.


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