LONATO SFRATTO DELLE ASSOCIAZIONI

di Carlo Susara / postmaster@frammento.org

C’era una volta ed ora non c’è più e quindi non è una favola altrimenti avrebbe avuto un lieto fine. Nel 2003 apriva finalmente a Lonato, dopo anni d’ attesa, la “Casa delle associazioni”, lo stabile dove prima trovavano posto gli uffici finanziari, veniva intitolato a Pasino Michele Ondei, sindaco di Lonato a cavallo del 25 aprile 1945 ed all’interno del rinnovato fabbricato trovavano posto una ventina d’associazioni che, in cambio d’un ragionevole contributo alle spese di gestione, potevano dividersi l’uso di alcune stanze per svolgere riunioni e depositare un poco di materiale. Dopo soli tre anni l’attuale amministrazione ha sfrattato senza preavviso appropriato e senza comunicazioni adeguate tutte le associazioni che usufruivano del servizio; non essendoci state le adeguate comunicazioni ufficiali non è certo il motivo di questa decisione, ma informazioni affidabili dicono che in quel palazzo troveranno posto alcuni uffici dell’ASL (probabilmente quelli veterinari). È quindi facile capire i motivi che hanno spinto l’amministrazione comunale a prendere una così sconsiderata decisione: di sicuro gli affitti futuri renderanno più di quelli passati; ma allora dove finisce la funzione sociale che deve caratterizzare l’amministrazione della cosa pubblica da quella di una semplice azienda? In questo caso finisce in un’unica stanza alla quale dovrebbero avere accesso le associazioni che fruivano del servizio (ancora il Comune non brilla per comunicazioni certe); anche qui però ci si scontra con una certa predisposizione alla scorrettezza: se prima una ventina di associazioni potevano contare su circa sette stanze, ora tutte assieme dovrebbero convergere su di un’unica sede, l’unico modo per poter funzionare è svolgere più riunioni contemporaneamente; senza calcolare poi le diverse esigenze: c’è chi, ad esempio, come l’AVIS, ha necessità di tenere un corposo archivio, mentre l’accademia musicale deve poter depositare delle attrezzature e via dicendo. Probabilmente è però sbagliato criticare l’amministrazione comunale per questo; certo è più corretto fare i complimenti per la creatività: infatti in futuro potremo vedere (lavorando certo un poco di fantasia) le dame di San Vincenzo fare riunioni con i fan di Ligabue, l’AVIS prendere decisioni con i testimoni di Geova, i Ragazzi del ’99 lanciarsi sulle note delle chitarre elettriche della scuola di musica, il gruppo d’acquisto solidale riunirsi da Mc Donalds, nemmeno il miglior Stefano Benni avrebbe potuto tanto. Resta però un’ultima amara considerazione: tutte le associazioni hanno preso la decisione senza colpo ferire, senza protestare, senza ribellarsi, senza “associarsi” nella protesta: dov’ è quindi la loro dimensione sociale se non rivolta solo a se stesse? Un’associazione deve aggregare, non isolare, pena una triste sopravvivenza rivolta all’autoreferenzialità.


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