60 ANNI: SENZA LAVORO, SENZA PENSIONE
Alla cortese attenzione della redazione della Civetta.
Mi chiamo Giorgio, ho 60 anni. A seguito della perdita del lavoro, nel 2000 ho dovuto lasciare la mia amata Sardegna, con tutte le difficoltà che vi lascio immaginare, e dopo mesi di ricerca fra agenzie varie, sono riuscito a trovare lavoro presso Wella. Dovendo riempire un vuoto di cinque anni lavorativi senza assicurazione, finalmente avevo ritrovato la serenità, che però è durata solo quattro anni perché, come sapete, nel 2004 la Wella ha chiuso la produzione ed io, che lavoravo come interinale, mi sono ritrovato ancora una volta senza lavoro, con le difficoltà di chi, avendo 60 anni, trova nel reinserirsi nel mondo del lavoro. Ormai sono passati invano due anni di ricerca di un lavoro, nessuno ti dà la possibilità di dimostrare le tue capacità lavorative, non hai il diritto alla pensione perché mancano tre anni e mezzo di contributi e non ti assumono perché hai 60 anni. Intanto i miei risparmi sono finiti, pago un affitto di 550 euro al mese e viviamo con lo stipendio di mia moglie di 700 euro, dato che la disoccupazione è finita. Voglio con questa mia esprimere il mio disagio e la mia difficoltà nel gestire la situazione e chiedo agli industriali e a chi ci governa un po’ di comprensione per le persone che si trovano in queste situazioni. Sia ben chiaro che questo mio sfogo è dovuto solo allo scopo di poter trovare lavoro presso qualsiasi ditta che dia fiducia anche alle persone come me, che hanno ancora tanto da dare nel campo lavorativo. Vi ringrazio
Giorgio Concu - Castiglione delle Stiviere
Questa lettera, giunta in redazione qualche giorno fa, esprime con molta chiarezza lo stato di disagio e di preoccupazione di questo lavoratore, diventato “troppo vecchio” per poter continuare a lavorare ma “troppo giovane” per andare in pensione. Purtroppo questa situazione è comune a molti altri lavoratori che, sempre più spesso, pagano duramente le conseguenze della disumanizzazione del lavoro che le “esigenze” del mercato, del profitto e della competitività stanno drammaticamente producendo nella moderna società capitalistica. Per i lavoratori i tratti essenziali dell’attuale fase del conflitto capitale-lavoro si riassumono, sostanzialmente, in precarietà, incertezza, insicurezza e riduzione del potere d’acquisto dei salari. Si arriva addirittura a perpetrare, soprattutto nei confronti dei lavoratori migranti, veri e propri delitti come lo schiavismo o condizioni di sfruttamento bestiale che cancellano più di un secolo di conquiste sociali. È evidente che qualcosa non funziona più, nei meccanismi economico-sociali, e di ciò la classe dirigente di questo paese dovrebbe farsi carico. Nel nostro piccolo ci auguriamo che il Comune di Castiglione delle Stiviere possa riflettere su quanto sta avvenendo e fare qualcosa per andare incontro alle esigenze di questi lavoratori.
(c.m.)
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