MONTICHIARI - COMITATO DI ACCOGLIENZA

di Paolo Capelletti

Torniamo alle prese col misterioso fenomeno che da qualche tempo ha colpito il meccanismo burocratico del Comune di Montichiari, rischiando di oscurare le tanto decantate intenzioni di apertura e pluralismo dell’amministrazione e di mettere in cattiva luce l’indiscutibile buonafede del primo cittadino. Per una chiara esposizione dei fatti e delle modalità con cui essi si presentano occorre una breve premessa: la legge Bossi-Fini (“Aver fatto fare una legge sull’immigrazione a quei due è stato come far fare a Gargamella la legge sui Puffi”, Ivan Scalfarotto) prescrive, tra l’altro, che per assumere un dipendente, il datore di lavoro dichiari di essere a conoscenza del fatto che egli viva in un alloggio regolarmente abitabile. Tralasciando la contraddizione insita nel fatto che tutte queste precauzioni non vengano richieste, per esempio, a chi l’alloggio lo concede in affitto, riscuotendo notevoli cifre mensili, concentriamoci sull’accertata regolarità dell’alloggio di chi sia alle dipendenze di un’impresa; l’abitabilità del domicilio è condizione sufficiente per richiedere e, legalmente, ottenere un certificato di residenza nel Comune di appartenenza del domicilio stesso. Significa che, senza ragionevoli obiezioni, il Sindaco è tenuto a concedere la residenza a chi abiti sul territorio di competenza. Non mi ero mai posto il problema che il meccanismo potesse regolarsi differentemente, a Montichiari, in funzione di chi formulasse la richiesta, fino a quando non mi sono giunte all’orecchio alcune vicende che non sono propriamente sintomi di coerenza né, tantomeno, piacevoli da vivere sulla propria pelle. Vado a presentare alcuni esempi: F. P. è senegalese, vive da anni in Italia e da anni lavora regolarmente; trasferitosi, con un regolare contratto d’affitto, nel Comune di Montichiari, ha ritenuto opportuno, per diversi motivi, tra cui la possibilità di ottenere una Carta d’Identità, fare domanda per un certificato di residenza. L’epoca dei fatti è datata 2004, ma la residenza non è stata concessa fino al periodo di dicembre 2005 e solo dopo la minaccia di denunce a carico del Sindaco da parte dei sindacati. Avendo recentemente cambiato di nuovo alloggio, il suo timore è che la faccenda si ripeta. S. S., invece, è nato in Serbia, anch’egli vive da molto in Italia e, da febbraio 2006, in una casa a Montichiari; in questo caso, addirittura, l’alloggio è di sua proprietà, ma egli è attualmente ancora in attesa della residenza. Mi si dirà, come in effetti i funzionari comunali sostengono, che le procedure sono lunghe ed estenuanti, che bisogna essere pazienti, ma certo è strano che una denuncia affretti tanto i tempi di conclusione delle pratiche e, certo, è una ben sospetta coincidenza che C. P., cittadina italiana, trasferitasi a Montichiari all’inizio di settembre, in seguito al proprio matrimonio, senza aver compiuto nessuna particolare pressione in Municipio, abbia ricevuto, a metà dello scorso novembre, un festoso sms. Diceva pressappoco: “Congratulazioni per essere divenuta una nuova residente del Comune di Montichiari”. Come sappiamo essere accoglienti, noi Monteclarensi!


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