SOLFERINO: RICORSO AL CAPO DELLO STATO SULLA VARIANTE AL PRG

di Bruno Borghi

Era già stato detto in campagna elettorale, quando l’amministrazione comunale, a cinque giorni dalle elezioni, aveva deliberato su una maxi variante di trentun ambiti (per un Comune poco più grande della Gozzolina, un cambiamento sicuramente corposo).
La minoranza aveva parlato di “venditori di fumo” perchè il beneficio concesso ai solferinesi a meno di una settimana dalle consultazioni elettorali, di una variante del genere, oltre che ingenerare cattivi pensieri (“a pensar male si sbaglia, ma spesso si indovina”, diceva Andreotti), di fatto era insanabilmente marchiato in origine da un grave difetto di legittimità in quanto adottato in un periodo in cui non era consentito; poteva esserlo la settimana successiva, ma si invocò allora l’estrema urgenza del procedimento!
Il risultato elettorale fu comunque significativo e degno di nota: il gruppo che appoggiava la giunta Lonardi, artefice della variante, vinse le elezioni per 44 voti. Si era detto anche che la variante al PRG spostava masse edificabili, da zone periferiche, a zone di pregio e di importanza storica. Ne è un esempio lampante l’autorizzazione di ulteriori condomini in località Pozzo Catena (come se negli ultimi anni non ne fossero nati a sufficienza) che si sta trasformando in quartiere-dormitorio (assente qualsiasi servizio). E’ stato sempre sostenuto, da parte di tutti, che la programmazione urbanistica di Solferino dovesse passare da una revisione generale al Piano Regolatore (uguale per tutti, trasparente, studiata) invece che dalle singole (pur giustificabili) richieste dei privati; e invece gli amministratori del Comune, pur avendo denunciato per anni l’inadeguatezza del PRG, hanno di fatto dato la preferenza ad alcune precise modifiche, da loro scelte tra il centinaio di richieste giacenti in Comune, riducendo in termini personali il rapporto cittadino/Istituzione.
La “frittata” è stata fatta e la variante deliberata in campagna elettorale ha messo assieme in un’unica delibera, interessi legittimi ad altri meno condivisibili, quando non speculativi, mettendo insieme la piccola richiesta di adeguamento dell’abitazione o della casa per i figli con la costruzione di voluminosi complessi immobiliari.
Ora due Comitati, la vecchia e la nuova minoranza e dei privati cittadini, appoggiati da associazioni e circoli culturali, sono ricorsi al giudizio del Presidente della Repubblica per sostenere che la cosa, in questo modo e in quei tempi, non si poteva proprio fare.
I ricorrenti hanno tenuto a precisare che ci potrebbero andare di mezzo, loro malgrado, anche coloro che, con ragionevoli richieste e onesta convinzione, si sono fidati delle promesse della Giunta Lonardi, vedendosi annullare quanto già incautamente autorizzato.
Per questo hanno anche suggerito l’unico rimedio possibile, ossia un rapido ravvedimento da parte dell’amministrazione comunale che, ammettendo il clamoroso “errore” (chiamiamolo così) commesso sullo slancio del periodo elettorale, annulli senza perdere altro tempo quanto deliberato, cominciando un percorso più trasparente che, partendo finalmente dalla tanto sbandierata tutela del territorio, porti ad una ragionata e condivisa scelta urbanistica. Anche per non dover più esser testimoni di scelte a dir poco azzardate testimoniate in questi giorni dal profondo sfregio inferto al Monte Alto, patrimonio non solo dei solferinesi, ma della Storia d’Italia.


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