MONZAMBANO
LA SCUOLA “FUMO SENZA ARROSTO”

di Marzia Sandri

Hanno intimato loro di “non prendere più iniziative, di non pubblicare lettere, di non parlare più”, ma le mamme dei bambini iscritti alla scuola materna di Castellaro Lagusello, da settimane al centro di polemiche e proteste innescate da un gruppo di genitori che giudicano ormai la situazione del piccolo asilo insostenibile, non intendono arrendersi e preannunciano una petizione contro l’amministrazione di Monzambano dimostratasi non solo sorda ma anche sprezzante di fronte alle loro richieste.

Ma a questa spina nel fianco del Sindaco Maurizio Pellizzer e dei componenti della sua Giunta si sta ora aggiungendo anche quella riguardante il nuovo plesso scolastico che, chiuso il can can delle autocelebrazioni, sta accumulando lo scontento e le denunce di tanti che giudicano “un piccolissimo problema” quello relativo alla scuola materna “se raffrontato a quelli che i bambini più grandi e i rispettivi genitori devono affrontare” nelle nuove scuole. A fronte dell’immaginifica realtà prospettata ai tempi della presentazione del progetto e, di seguito, della posa della prima pietra e dell’inaugurazione delle elementari (svoltesi, le prime due, lo ricordiamo, in piena campagna elettorale), genitori e scolari si trovano, infatti, adesso a dover affrontare una quotidianità ben diversa, irta di carenze, difficoltà, scomodi aggiustamenti e soluzioni posticce la cui conclusione appare ancora indefinita e lontana. E alle aule che riescono a contenere appena 20 bambini in una realtà come quella mantovana e di Monzambano, in particolare, dall’enorme crescita demografica, e quindi, da una popolazione scolastica in continua espansione (come ha ammesso lo stesso Pellizzer), si aggiungono la necessità per i bambini di spostarsi per le attività sportive nella vecchia struttura (manca ancora la palestra) lungo strade trafficate, il dover adattare le classi vuote per allestire una mensa di fortuna (quella definitiva sarà realizzata in futuro) e tanti altri punti che lasciano quantomeno sconcertati. “All’esterno della scuola non c’è organizzazione – scrivono, infatti, alcuni genitori – il che rende il traffico della mattina pericoloso e caotico. Mancano le indicazioni per regolamentare parcheggi, attraversamento e discesa dei bambini dalle auto. Manca una pensilina per ripararsi dalla pioggia, mentre una rotonda piastrellata costringe l’autista del pullman a complicate manovre. Anche la sicurezza è stata trascurata e, in caso di necessità, un’ambulanza che debba entrare nel cortile dovrebbe sfondare la recinzione tanto l’entrata è stretta”. Inoltre, la tanto propagandata scuola immersa nel verde, dotata di ampie e modernissime vetrate che consentirebbero ai bambini di perdersi con lo sguardo tra le colline, presto non avrà né parco né parcheggio perché sarà affogata nelle lottizzazioni previste dal Prg e che occuperanno tutta l’area a destra del plesso. Non basta. Seppure nell’opuscolo recentemente distribuito dal Comune si dichiara “indispensabile avere spazi scolastici sempre più adeguati e all’altezza delle nuove esigenze”, all’interno dell’edificio non c’è traccia dei tanto decantati laboratori (a parte un paio di stanze, una di queste vuota, l’altra dotata di computer) e le attività scolastiche che dovevano subire uno sviluppo e un arricchimento grazie a moderne dotazioni, quand’anche si svolgono, si devono solo all’estrema buona volontà e al grande impegno delle insegnanti. L’amministrazione si fà scudo sostenendo che con il ricavato della vendita delle ex scuole alcuni problemi scompariranno, ma anche riguardo a questo non ci sono certezze e se qualcosa sarà risolto, molto altro denuncia una volta di più una grave e totale assenza di lungimiranza, cosa che fa solo temere mali peggiori in futuro. E poi c’è il parco giochi del paese, lasciato da mesi in uno stato di totale abbandono e del tutto impraticabile. Insomma, se anche la bandiera dell’Unicef sventola alta sul tetto delle scuole di Monzambano, pare proprio che l’attenzione all’infanzia di cui questa amministrazione si fa fregio ad ogni piè sospinto, sprofondi sempre più nella “voragine di cose dette e non fatte” che su più fronti genitori e bambini si trovano a dover sperimentare giorno dopo giorno.


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