LA CAVA DEL PIRATA - TRA ESCAVAZIONE E INQUINAMENTO

di Redazione attualità

Potenza e ambiguità delle parole. Nonostante il parere contrario di Comune, Provincia e Sovrintendenza, con un cosiddetto “piano di recupero” la Regione Lombardia ha deciso che, per l’ex Cava del Pirata (ormai dismessa da 35 anni), si procederà all’escavazione di oltre due milioni di metri cubi di ghiaia nell’arco di 11 anni, creando così un nuovo polo estrattivo assolutamente non previsto dal Piano cave provinciale. La controversia non è chiusa perché il Comune di Castiglione ha presentato ricorso al Tar, ma intanto c’è un altro problema che preoccupa il Comitato di Salvaguardia del territorio di Castiglione: l’inquinamento delle falde acquifere, rilevato nel piezometro a monte della Cava del Pirata. Contestando le dichiarazioni del Sindaco di Castiglione, che ha affermato di essere venuto a conoscenza solo ora dell’inquinamento, il Comitato sostiene che la contaminazione delle falde acquifere era stata rilevata in diverse zone del territorio di Castiglione già durante le analisi del monitoraggio effettuato negli anni 2001-2003 per la Bonifica della Cava del Pirata e della Busa. “Il Sindaco – ribadisce il Comitato – nonostante fosse a conoscenza da ben tre anni che le falde acquifere erano contaminate da benzene (sostanza molto nociva), ha ignorato la gravità del problema pur essendoci, nel nostro territorio, numerosi pozzi privati che pescano a poca profondità. Che le falde acquifere a monte della Cava del Pirata (piezometro PZ5 e PZ11) fossero inquinate, il Sindaco (attuale Assessore all’Ecologia) ne era a conoscenza gia dall’8 settembre 2003, quando la Giunta Municipale approvò il progetto di bonifica della Cava del Pirata, evidenziando che nel 2001, al piezometro PZ5 a monte della Cava del Pirata, era stato rilevato che le falde acquifere erano contaminate da benzene. Purtroppo in questi anni – continua il Comitato – il Comune e l’Assessore all’Ecologia, sui diversi problemi ambientali presenti nel nostro territorio (Castiglione Rifiuti, Huntsman, Cava del Pirata, ecc), si sono limitati a prendere atto delle analisi che l’ARPA ha effettuato in questi anni e, nonostante i risultati evidenziassero la contaminazione delle falde acquifere o la presenza di inquinanti nell’aria, non ha mai preso in mano la situazione per costringere le Aziende e gli Enti preposti ad intervenire con urgenza e determinazione, in modo da eliminare le cause dell’inquinamento, sia atmosferico che sul terreno e nelle falde. Sono diversi anni che chiediamo, purtroppo inascoltati, un’indagine seria ed approfondita per individuare le cause dell’inquinamento delle falde presente nella zona sud del nostro territorio. Non si può continuamente prendere in giro i cittadini in questo modo. Il modo di risolvere i problemi non è quello di far finta che non esistono e quando emergono far finta di cadere dalle nuvole”.


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