WORLD PRESS PHOTO 2006

di Eliseo Barbàra

Il W.P.P. è un prestigioso riconoscimento che ogni anno viene assegnato a fotografi professionisti della stampa di tutto il mondo. Il premio è diviso in categorie, Contemporary Issues, Spot News, Daily Life e così via, e solo una viene poi scelta da una commissione come World Press Photo of the Year. Quest’anno il vincitore è stato l’americano Spencer Platt dell’agenzia fotografica Getty Images. La foto è stata ripresa a Beirut, il giorno di ferragosto, qualche settimana dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hezbollah libanesi. Lo sporco spettacolo della guerra viene visto e vissuto da vicino. L’orrore delle macerie si riflette sulla luccicante carrozzeria rossa della decappottabile e sulle lenti specchianti delle belle donne in gita. Forse, questo orrore viene anche memorizzato, salvato e inviato via mms dalla ragazza senza occhiali. Ha lo sguardo poco convinto, forse il cellulare le dà qualche problema. Chi scava sotto le macerie, invece, sembra per niente sorpreso dalla fiammeggiante autovettura e pur ben munita di piaceri da osservare. La fotografia di Spencer Platt non ha la stessa forza di altri reportage che testimoniano lo strazio, la distruzione e il dolore di questo come di altri conflitti. L’italiano Davide Monteleone, dell’agenzia Contrasto, ad esempio ha riportato un Sud del Libano nero, fumoso e straziante con immagini che per il loro contenuto, più di mille parole pacifiste, riescono a scandalizzare e inorridire per la scelleratezza della guerra, al di là di qualsiasi “sacrosanta” ragione sia stata la causa. Il pregio della fotografia vincitrice, secondo me, è la capacità di aver raggiunto uno degli scopi ambiti dalla fabbrica cinematografica ovvero l’immedesimazione. Infatti la triste realtà è che su quell’auto ci vediamo gran parte di noi. Lontani spettatori inermi che della distruzione degli altri oltre a far notizia, comunque spesso malamente ritenuta tale, ne facciamo anche spettacolo. Certo un macabro show, ma pur sempre spettacolo. In un film anche il cattivo può essere in grado di instaurare un rapporto di transfert tra lui e lo spettatore, nel nostro caso l’occhio cinico, spavaldo, vacanziero, superficiale e menefreghista di queste donne sull’auto è il nostro. Un altro occhio è invece quello che guarda questa fotografia. Il problema è che non so quanta differenza ci sia tra i due tipi di sguardo: una sorta di Grande Fratello girato da David Lynch potrebbe avere una trama agghiacciante. Per ricollegarmi all’inizio e per non divagare in queste poche righe, vi consiglio di dare un occhio al sito del World Press Photo, sia per vedere gli altri premiati del 2006 (di cui molti sono quelli che meritano) sia per scoprire o rivedere i vincitori delle competizioni precedenti. Per concludere, ritorno ancora sulla foto di Platt: dal primo momento che ho visto questo scatto, mi sto chiedendo se e, soprattutto, che tipo di musica stessero ascoltando quei ragazzi. Spero almeno che la radio fosse spenta.


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