MONTICHIARI
L’INVADENTE VALERIO CATULLO

di Paolo Capelletti

Una vicenda singolare pesa sull’avvenire delle molte industrie e delle aziende in genere che occupano il territorio limitrofo all’aeroporto Valerio Catullo di Montichiari. Occorre un’introduzione che ci faccia entrare nell’ordine del problema: come è facile intuire un aeroporto ha un impatto ambientale che va al di là della questione ecologica, nello specifico l’aspetto che ci interessa è la possibilità di edificare sulle aree ad esso circostante. Conseguenze evidenti della presenza di un aeroporto possono essere e sono le proteste e i malumori che si levano da chi possiede edifici ad esso vicini e, quindi, si sente disturbato dal traffico aereo; pratica delle autorità competenti e, in questo caso, della Regione Lombardia, è quindi disporre delle zone di edificabilità limitata o proibita, con aggiornamenti regolari quanto a scadenze, che siano così regolarizzate e non intralcino un’amministrazione dell’aeroporto più libera e mirata ad uno sviluppo futuro. Quindi, dicevamo, tre anni fa questa sorta di area speciale è stata disposta, nei suoi confini, dalla Regione Lombardia. Significa che, verosimilmente, dobbiamo immaginarci una sceneggiatura del genere: in un ufficio di Milano un tecnico segna su una mappa i limiti che ritiene ideali alla luce della situazione territoriale che gli si presenta. Normale pensare che non possa conoscere e considerare le strette esigenze di ciascuno dei terreni coinvolti, non fosse altro perché appartengono a Comuni diversi. Nella seconda scena le disposizioni della Regione vengono emanate agli stessi Comuni che, nel nostro caso, oltre a Montichiari, sono Ghedi, Castenedolo e Montirone; quindi i proprietari privati si trovano a seguire il nuovo piano e a dover rinunciare, almeno fino alla pubblicazione di un piano successivo, alle eventuali aspirazioni di ampliamento degli edifici o a erigerne di nuovi. La situazione è questa, immobile, da tre anni, come detto. Nelle ultime settimane è stata pubblicata la nuova ordinanza regionale, chiaramente attesissima, e la situazione globale è rimasta invariata e ha suscitato le reazioni deluse di chi, l’abbiamo detto, continua a non poter ampliare la propria impresa o, d’altro canto, operare interventi di diverso genere alla propria casa, per esempio. Le amministrazioni comunali non sono certo colpevoli per un immobilismo voluto da un’autorità superiore, tuttavia, di norma, si verifica una sorta di dialogo tra Comune e Regione tramite la proposta di interventi correttivi mirati a rendere il provvedimento regolatore più adeguato e meno invasivo delle minute esigenze del territorio. In questi giorni, però, e questa è l’ultima scena del copione, tra i quattro Comuni, solo Montichiari non sta protestando agli organi preposti la propria insoddisfazione (che, evidentemente, non è tale) per la morsa che stringe soprattutto la zona industriale, potenzialmente molto vitale ed invece destinata per almeno altri tredici mesi a veder bloccato il proprio sviluppo.


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