EVASIONE POLITICA
DI LUPIN III


Uno dei cavalli di battaglia della politica nazionale è il sistematico richiamo all’annoso problema dell’evasione fiscale. I dati riportati dai principali istituti internazionali di ricerca, in merito a questo fenomeno, danno una media, per i paesi più sviluppati, di circa il 15%, contro un 27% stimato per l’Italia, in proporzione al PIL. Queste percentuali hanno spesso rappresentato un elemento di discussione e scontro tra le forze politiche nostrane. Dall’analisi delle dichiarazioni dei redditi pubblica, reperibili sui siti della Camera e Senato, si scopre però che questa pratica, tanto deprecata, è una policy molto in voga nel nostro parlamento. Se infatti si sommano le voci del trattamento economico di un parlamentare (voci tutte note e definite per legge) con quanto effettivamente denunciato si fanno delle scoperte molto interessanti. Il trattamento economico di un deputato prevede infatti l’indennità parlamentare (ovvero lo stipendio), la diaria per il soggiorno a Roma, il rimborso spese per le elezioni, i rimborsi per i porta borse nonché tutte le voci che possono essere inserite extra in qualità di presidente di commissioni, singoli incarichi ecc. A questi valori si devono aggiungere poi i redditi prodotti da attività non parlamentari (rendite finanziarie, redditi professionali, partecipazioni, ecc. ecc) e le deduzioni previste per legge. Nella stragrande maggioranza dei casi risulta che quanto dichiarato non corrisponde mai con quanto dovrebbe essere in realtà; questo per qualsiasi deputato, di qualsiasi colore politico e per importi rilevanti.

Come possiamo osservare si riscontrano discrepanze notevoli tra quello che dovrebbero dichiarare e quanto dichiarato, importi per i quali un qualsiasi cittadino sarebbe sottoposto al controllo del fisco. Sono alcuni esempi, quelli riportati, che testimoniano il volume pauroso di denaro pubblico che sfugge a qualsiasi controllo (denaro in nero) e che segnala al privato cittadino il costo enorme della politica in relazione alla sua scarsissima produttività. Inoltre questo comportamento testimonia l’ipocrisia del nostro mondo politico: predicare bene per razzolare male.

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